"Il punto" di Paolo D'Abramo
La sosta forzata è giunta propizia per una Pro che deve ritrovare sé stessa ed anzi deve farsi più bella ma soprattutto più concreta nel risalire una classifica del tutto deficitaria rispetto alle ambizioni di partenza del team presieduto da Paganoni. Dopo un avvio di campionato soddisfacente, se non sul piano del gioco quanto meno su quello dei risultati che avevano installato la compagine bianca nell'area nobile della graduatoria, nelle ultime giornate i bianchi hanno pericolosamente disceso la china ed ora la situazione è complessa, pur nell'equilibrio di un campionato che vede distacchi ancora recuperabili tra le diverse parti.
Di chi le colpe? Condivise, a mio avviso, con alcune attenuanti, soprattutto per mister Torresani che si trova a lavorare con una rosa risicata e poco assortita. 15 giocatori più i giovani sono pochi per puntare ad un campionato di vertice, manca un regista trequartista e due esterni bassi (una volta si chiamavano terzini). I giocatori che ci sono fanno quello che possono, all'interno dei loro limiti tecnici, di posizione e forse anche di mentalità (vincente).
Le cure? Infoltimento della rosa, appoggio societario al mister che non deve sentirsi sempre giudicato, iniezione di grinta e "vercellesità" ad alcuni giocatori che talora paiono mancare di mordente. Si riprende dalla gara interna contro la Valenzana, speriamo in bene.
Quanto all'avvenimento drammatico di domenica scorsa nell'area di sosta di Badia al Pino, son convinto che non ci siano soluzioni che possano prescindere dal costante uso del buon senso, ma questo non si compra al supermercato e pare che non ne siano tutti provvisti. Si potrebbero fare discorsi sui massimi sistemi, sulla Società malata e sui rimedi da porre in essere.
Nessun suggerimento, solo qualche spunto di riflessione su: certezza delle pene comminate, distacco netto delle società rispetto alle frange di tifosi più esagitati, ripristino di condizioni vivibili interne agli stadi, per consentire a tutti - e dico proprio a tutti (famiglie, padri con figli, ecc...) - di partecipare a quello che dovrebbbe essere uno spettacolo, la festa dello sport domenicale.
Di chi le colpe? Condivise, a mio avviso, con alcune attenuanti, soprattutto per mister Torresani che si trova a lavorare con una rosa risicata e poco assortita. 15 giocatori più i giovani sono pochi per puntare ad un campionato di vertice, manca un regista trequartista e due esterni bassi (una volta si chiamavano terzini). I giocatori che ci sono fanno quello che possono, all'interno dei loro limiti tecnici, di posizione e forse anche di mentalità (vincente).
Le cure? Infoltimento della rosa, appoggio societario al mister che non deve sentirsi sempre giudicato, iniezione di grinta e "vercellesità" ad alcuni giocatori che talora paiono mancare di mordente. Si riprende dalla gara interna contro la Valenzana, speriamo in bene.
Quanto all'avvenimento drammatico di domenica scorsa nell'area di sosta di Badia al Pino, son convinto che non ci siano soluzioni che possano prescindere dal costante uso del buon senso, ma questo non si compra al supermercato e pare che non ne siano tutti provvisti. Si potrebbero fare discorsi sui massimi sistemi, sulla Società malata e sui rimedi da porre in essere.
Nessun suggerimento, solo qualche spunto di riflessione su: certezza delle pene comminate, distacco netto delle società rispetto alle frange di tifosi più esagitati, ripristino di condizioni vivibili interne agli stadi, per consentire a tutti - e dico proprio a tutti (famiglie, padri con figli, ecc...) - di partecipare a quello che dovrebbbe essere uno spettacolo, la festa dello sport domenicale.
Paolo D'Abramo
il punto paolo d'abramo morera pro vercelli foto photo